lunedì 11 giugno 2012

La mia vita di uomo

Si sa, Philip Roth è uno scrittore viscerale. Scrive delle viscere dei propri personaggi, e per farlo lascia schioccare la frusta: sembra di sentirla muovere l'aria ogni volta che una frase prende velocità; allora cominci a seguirla, gli occhi le vanno dietro con fare servile e l'impressione è quella di assistere, da un momento all'altro, a un formidabile schianto. Uno schianto tanto stilistico quanto concettuale. Una storia che possa disintegrarsi davanti ai tuoi occhi. Ma quello che capita è proprio il contrario: nel momento stesso in cui sei sicuro che la prosa finirà per sfracellarsi contro un muro di indicibilità,  lì Philip Roth dà una sterzata e la narrazione, improvvisamente, diventa qualcos'altro, come un pugno sferrato a una tale velocità da non riuscire a vederlo ma solo ad avvertirlo, come una palla da tennis che ti colpisce allo sterno, ti mozza il fiato e contro la quale tu non puoi fare nulla, perché c'era, sì, ma forse anche no, perché ora che la cerchi non riesci a trovarla da nessuna parte, c'è da diventare pazzi, meglio rinunciare. Capitano spesso momenti simili, ogni volta che si decide di immergersi in un libro di Philip Roth.  E "La mia vita di uomo" è una trottola che si avvita su se stessa senza mai perdere velocità, equilibrio, vigore, bellezza. Se dovessi riassumerla in poche parole direi che è la storia di un uomo ossessionato dalla letteratura  che finisce lui stesso per essere il protagonista di innumerevoli vicende romanzesche e dalle quali sa che non potrà mai liberarsi, perché la letteratura non conosce limiti mentre la vita, quella vita che conosce così bene per averla letta nelle pagine dei grandi scrittori dell'ottocento, la prosaica, banale e faticosissima vita di tutti i giorni, finisce per essere materiale letterario, più o meno buono, l'ardua sentenza a chi si cimenterà nella lettura.

2 commenti:

  1. :-)
    Hai dato una bellissima lettura.
    Concordo: Roth stupisce per la sua totale esattezza. Sa da sempre il punto esatto in cui stare per guardare un personaggio e te lo dispiega lì davanti a te, lo vedi crescere sotto i tuoi occhi e muoversi e respirare. E quando sembra di averlo afferrato va altrove.

    Ne La mia vita di uomo c'è una parte per me fantastica, quando descrive la Storia attraverso le banali storie quotidiane dei suoi personaggi: due per mano davanti alla televisione, un padre e un figlio al telefono, e la tua vita che va avanti mentre il mondo sembra esplodere altrove. Raramente ho letto dell'assassinio di Kennedy con altrettanta emozione.

    Stefania

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  2. Grazie, Stefania.
    Anche a me piace molto quella parte, ma ciò che più mi ha stupito e divertito è l'insistente tentativo del protagonista di collocare la propria vita all'interno di alcuni universi letterari (Mann, Kafka, Tolstoj), quasi un don chisciotte dei nostri tempi, un don chisciotte uscito malandato dalle letture di Freud e, proprio per questo, ancora più struggente e disperato.

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