OGGI:
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Quando dieci giorni dopo Renato riprese in mano il diario, si disse che quello che avrebbe dovuto distinguere il suo diario sarebbe dovuta essere la sinteticità. Era primo pomeriggio, e a ripensare a tutto quello che aveva visto o fatto non sapeva da che parte cominciare. Niente di significativo, il solito tran-tran quotidiano, ovvero colazione lavoro pranzo, o meglio: colazione con sottofondo di radio ricerca affannosa dei vestiti un bacio a moglie e figlia autobus ufficio mail ricevute mail da evadere telefonate telefonate telefonate saluti ai colleghi corsa a rotta di collo verso la rosticceria pasta al pesto acqua caffé autobus ufficio. Un po' telegrafico, stilisticamente parlando, poteva migliorare, però cos'altro c'era da aggiungere a una giornata che anche a volerla esaminare sotto tutti i punti di vista non mostrava nulla di nulla di degno di nota? Il giorno dopo ci riprovò, e questa volta decise di unire l'analisi alla sintesi e di concentrarsi su dei singoli momenti della giornata. Pensò al momento del risveglio. Ci pensò per tutto la mattina, finendo per rispondere scempiaggini al telefono ("Non sa dove siamo? Mmm... Vorrei tanto saperlo anch'io...") e passare lunghi momenti davanti alla finestra, le mani in tasca, le spalle curve, gli occhi fissi davanti a sè.