giovedì 7 giugno 2012

Austerità



"Una buona pratica per capire l'economia..."

Una buona pratica per capire l'economia, pensò, è quella di guardarsi in casa, fare due conti e tirare le somme. Una pratica banale, forse, ma efficace, se consideriamo che l'espressione "taglio del debito pubblico", di cui tanto sentiva parlare in tv e alla radio, era qualcosa che lo riguardava in prima persona, e non poco, visto che dall'inizio dell'anno il conto in banca, già dalla metà del mese, era in rosso, e se un debito cominciava ad avvertirlo, era quello verso il proprio gruzzoletto, dal quale attingeva sempre più spesso, almeno ogni due settimane, un gruzzoletto con il quale sperava di comprare un paio di mobili il giorno in cui avesse comprato casa, una cifra irrisoria, a dirla tutta, e proprio per questo ancora più vulnerabile e facilmente estinguibile. Come difenderlo, allora? La prima cosa da fare, era tagliare gli sprechi. Più o meno quello che tutti gli italiani, le tv e i giornali reclamavano a gran voce nei confronti dei politici da anni e che finora non aveva ancora prodotto risultati concreti sul piatto della bilancia pubblica. Gli sprechi c'erano, e un immediato cambio di regime, sì, forse avrebbe portato una salutare "boccata d'ossigeno" (altra espressione presa in prestito dai giornalisti) al bilancio mensile, anche se solo quello, lo sapeva, non sarebbe bastato a impedirgli un "dissanguamento del tesoretto" e un rapida discesa verso uno stile di vita più gramo del solito. Eliminati gli sprechi, c'era ancora molto lavoro da fare. Le voci del bilancio lo guardavano con fare minaccioso: l'affitto non si poteva toccare, e così per le bollette, se consideriamo che il riscaldamento era centralizzato, l'acqua e la luce venivano usate con parsimonia, e anche il gas,  era usato solo per cucinare e nulla più. Restavano le spese per il vitto, da contenere nei limiti del necessario, e i prelievi al bancomat, da regolamentare nella maniera più rigida possibile, a costo di qualche rinuncia, malumore o broncio che sia. A cominciare da subito. A lui la responsabilità del bilancio, una rogna che avrebbe voluto evitare, che forse poteva ancora evitare se la moglie avesse trovato un lavoro, ma che certamente lo riguardava in prima persona, visto che era lui a detenere il bancomat, lui a fornire alla moglie i soldi per fare la spesa, lui a dire sempre che dovevano fare attenzione senza riporne lui stessa a sufficienza al momento di andare al bancomat a prelevare perché il portafoglio s'era alleggerito (quante volte, negli ultimi mesi, aveva dovuto dire alla verduraia o al giornalaio: "Scusi, ma sono rimasto senza contanti! Corro al bancomat e torno!"), senza fare troppi calcoli, senza troppi pensieri, senza mai considerare che l'espressione austerità, presto o tardi, avrebbe finito per coinvolgerlo e cambiargli la vita.

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