venerdì 18 novembre 2011

Due giorni

Quello che può succedere in due giorni. Chi lo può dire? Senti questa e capirai.
 Può succedere di vedere sulle scale del tuo ufficio un ragazzo di venticinque anni con le mani nei capelli e la voce incrinata parlare della madre ricoverata in ospedale e dell'esame all'università che non riesce a superare e della casa da riordinare e che nessuno è mai riuscito a mettere in ordine, né lui né la madre né l'amica della madre che ogni due settimane viene a prendere un caffé e dare una pulita.
Ora che viene buio sempre prima, quello che il ragazzo di venticinque anni con le mani nei capelli e la voce incrinata vuole fare è stare alla finestra e puntare lo sguardo lassù, verso lo stelle, cercare Venere, Giove, Marte, Saturno, cercare qualcosa che lo aiuti a sentirsi meno pesante e lento di quanto si sente negli ultimi tempi. 
Poi va a letto, e dormendo prova la sensazione di galleggiare nello spazio e arrivare a sfiorare le stelle.  
Il giorno dopo si sveglia in un bagno di sudore. Pensa: "Devo averne fatta, di strada, per ridurmi così!" Passa dall'ufficio prima dell'ora di pranzo, saluta tutti e si siede sugli scalini a riposarsi un po' prima di andare in biblioteca a studiare. 
Qualcuno gli chiede come sta, lui guarda il cielo, fa una smorfia di disappunto e sbuffa: "Bene, bene. Non c'è male, oggi. Niente male, no."

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