martedì 15 novembre 2011

Chiedo asilo

La bambina ha un anno e mezzo.
Cammina da un mese, mangia da sola e ogni volta che sente una melodia scuote la testa avanti e indietro e ti fissa con i occhi suoi enormi, la bocca spalancata, la lingua di fuori.
 Sembra instancabile. Sale e scende dal divano, si arrampica sul lettone di mamma e papà, corre in bagno, apre l'acqua, ride. 
La sua giornata comincia alla sette, stringendo tra le mani il biberon e scalciando con i piedi contro il seggiolone, e finisce alle otto di sera, facendosi largo tra le sedie e sbracciandosi verso la mamma mugolando e sbuffando finché non viene presa in braccio. Poi appoggia la testa sulla spalla di mamma, stringe le braccia attorno al collo e sbadiglia.
Va tutto a meraviglia, insomma, se non fosse che al mondo, dentro casermoni grigi aditi ad asili esistono donne capaci di giudicare un bambino e sentenziare che è avanti o indietro rispetto ai parametri che qualcuno ha stabilito, parametri rigidi secondo i quali tutti i bambini devono uniformarsi, perché  la capacità di attenzione e reazione di un bambino di fronte a uno stimolo deve essere uguale, oppure la bambina è indietro, signora. Indietro in che senso, scusi? Se noi le proponiamo qualcosa di nuovo, spiega una di queste giovani donne infarcite di nozioni pedagogiche e prive di qualunque capacità di empatia, la bambina pare inconsapevole. 
Inconsapevole?
Non ha mai preso in considerazione l'ipotesi di una visita neuro-psichiatrica? Non ha mai pensato di farle seguire un programma di sviluppo in linea con le capacità cognitive della bambina? Perché non prova  a parlarne con uno specialista?
In tutto questo tempo, mentre la donna infarcita di nozioni pedagogiche ripete ossessivamente le sue domande senza mai smettere di sorridere e fissare un punto imprecisato della stanza, la mamma si nasconde il viso dietro le mani, e piange.
Nessuno sembra accorgersene, a parte il padre.
 Non la donna infarcita di nozioni pedagogiche, non la sua assistente, e nemmeno l'inserviente che fa capolino dalla porta con la scopa in mano e un secchio vuoto davanti ai piedi. Sembrano ignorare la capacità di attenzione e di reazione della madre di fronte a uno stimolo esterno. Sembrano pensare ad altro. Forse a certe tabelle lette su qualche manuale di pedagogia, forse a qualche trasmissione televisiva nella quale sperano un giorno di fare la loro comparsa. Chissà!


  
   

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