venerdì 18 ottobre 2013

Lavorare camminare lavorare

Si passa molto tempo al lavoro, troppo, sostengono molti, poco, ribatte chi un lavoro non ce l'ha o ce l'ha ma solo per modo di dire. Resta il fatto che si lavora troppo, e si parla troppo di lavoro, e si pensa troppo e quasi solo al lavoro nel tempo che avanza tra un incarico e l'altro, o tra l'entrata e l'uscita dall'ufficio, siamo quello che facciamo, dicono alcuni, e forse è vero, ma quello che sembra più vero del vero è che il lavoro ci tiene stretti alla sedia, se abbiamo una sedia, o alla catena di montaggio, se di quella si tratta, per così tanto tempo da non ricordarci più cosa resta di bello fuori dalla porta d'ingresso dell'ufficio, ditta o fabbrica nella quale entriamo ogni giorno, festività escluse, della nostra vita. 
Una buona abitudine è quello di sabotare, di tanto in tanto, il lavoro. Ritardare l'ingresso, anticipare l'uscita, rallentare il ritmo di lavoro, prendersi una pausa, rimandare il necessario, fare del superfluo l'indispensabile, ridere delle urgenze e fare di un capriccio un urgenza. Qualche volta funziona,  e allora si esce dal lavoro riposati, e la sera è possibile cenare con la mente sgombra, guardare un film senza addormentarsi a metà, andare a letto e scambiare due parole con la propria moglie riuscendo ad assaporare il piacere del sonno che sta per arrivare, eccolo, è arrivato, buona notte. 
Un'altra buona abitudine è quella di convincersi che il lavoro sia solo succedaneo a qualcos'altro. All'amore, ai viaggi, alla famiglia, alla letteratura, alla musica, ecc. E in quanto succedaneo, va preso per quello che è: in mancanza d'altro, ti dedico il mio tempo, ma non crederti più importante di quel che sei, un succedaneo, un sostituto, un alter ego di qualcosa di infinitamente più grande e più bello. 
Infine bisognerebbe sempre voltarsi verso la finestra e guardare che tempo fa e pensare che anche oggi usciremo da quella porta e faremo le scale e sarà una meraviglia attraversare la strada e osservare il colore del cielo e delle nuvole all'imbrunire, e il ronzio dei motorini, e il volo delle ultime rondini disperse sopra gli alberi, e l'odore di biancheria stesa che resta sospeso nell'aria dopo una lunga giornata di lavoro. 

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