martedì 4 giugno 2013

CAINO (J. Saramago)

E' una cosa che capita solo con i geniacci folli e visionari, Picasso, per esempio, oppure Calvino, tanto per restare in ambito letterario, oppure Miles Davis. Invecchiare come sinonimo di rinascita, arrivare al limite per riprendere in mano la storia e raccontarla in una maniera diversa rispetto alla solita.

Prendiamo l'ultimo autoritratto di Picasso, mettiamo su uno degli ultimi dischi di Davis e leggiamo le prime pagine di "Se una notte d'inverno un viaggiatore". 

Picasso mostra una scimmia che assomiglia a Picasso, Miles Davis ci dice che la sua musica è una seduta spiritica in forma elettrica per evocare lo spettro del futuro, Calvino ci parla di un mondo frantumato e molteplice dove ogni storia è indipendente dalle altre, la realtà è inafferrabile e la soluzione ai problemi una spirale che si avvolge su di sè all'infinito. 

Saramago racconta una antica favola, e lo fa smentendo chi lo ha preceduto, e così facendo ci lascia davanti a una voragine che è la nostra condizione di esseri umani nel XXI secolo.

Cosa fanno, in sintesi, Picasso Davis Calvino Saramago?

Dopo un lungo percorso si fermano, si voltano indietro e, con il minor numero di elementi possibili (il tempo corre, la fine è vicina), emettono l'ultimo verso prima della fine, e il verso che emettono sorprende tutti, perché la verità, qualunque essa sia, è sempre un ospite sgradito e maleducato.


Note di V. 

Del mese di maggio ricorderò la pioggia, le pioggia battente durante un corteo di studenti,  il mio lavoro sulla bocca di tutti, il mio futuro a rischio, di nuovo alla ricerca di un lavoro, i concorsi, i concorsi, quanti ce ne sono, ce ne sarà uno che farà per me? Del mese di maggio ricorderò mia figlia che balla che le mani sulle ginocchia, il ritorno della febbre, il freddo quando mi spoglio per andare a letto, il sonno che mi prende dopo nemmeno mezz'ora di tv, mia moglie che salta di gioia vedendomi arrivare a casa e io che penso, questa sì che è fortuna. 



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