venerdì 26 aprile 2013


HO SPOSATO UN COMUNISTA 

Leggere un romanzo di Philip Roth è una continua carica di adrenalina e vitalità, difficile cominciare un suo libro e fermarsi a pagina 10, o a pagina 20, a meno di qualche molestatore di turno che chieda l'ora o una sigaretta o qualche spicciolo, proprio perché il suo stile - anzitutto il suo stile - è travolgente. Prendi in mano il libro, ti dici che leggerai solo l'incipit e poi - prima di esserti andato a sedere e aver spento il cellulare - ti accorgi di essere già a pagina quaranta,  e ora che ci sei, vale la pena arrivare alla fine del primo capitolo, e quando ci arrivi, perché fermarsi, vediamo come comincia il secondo capitolo, e così via. Proprio ieri mi dicevo che in una storia che voglia restare nella memoria del lettore deve esserci divertimento, indignazione e commozione; e mentre me lo dicevo pensavo ai libri che mi hanno fatto sobbalzare dall'entusiasmo, e non sono stati pochi, e tutti riuscivano a farmi ridere e arrabbiare e poi, sì, quando meno me l'aspettavo, a commuovermi. Penso a "Il processo" e "America" di Kafka. Penso a "Addio alle armi". Penso a "Viaggio fino al termine della notte". Penso a "Oblomov", "Anime morte", "I demoni", "Madame Bovary", "Tamburo di latta". E ai più recenti "Lamento di Portnoy", "Indignazione", "Sunset Park", "La scopa del sistema", "Piazza d'Italia", "La vita agra", "Il maestro di Vigevano", ecc. 
Ecco, ho cominciato oggi, 26 aprile, a leggere questo romanzo,  sono arrivato quasi alla fine del primo capitolo. Se l'autobus avesse rallentato la sua corsa avrei finito il primo capitolo, ma l'autista doveva essere in ritardo, oppure essere di pessimo umore, perché tra la salita e la discesa non ho letto nemmeno dieci pagine, giusto il tempo di leggere la rabbia del padre di Nathan nel sapere che il figlio appoggia entusiasticamente la campagna elettorale del candidato presidenziale progressista. 

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Note a margine di V.

Del mese di aprile 2013 ricorderò la spiaggia piena di gente e l'acqua gelata del mare e tre bambini (tra questi, mia figlia) che mi attorniavano e volevano giocare giocare giocare,  e poi ricorderò la pioggia, tanta pioggia, i piedi bagnati, le pozzanghere, gli schizzi d'acqua delle macchine mentre aspetti l'autobus, l'enciclopedico libro di Bolano "Detective selvaggi" e un paio di racconti di Alice Munro, il compleanno di mia figlia festeggiato in casa con i nonni, lei vestita di rosso, il piacere di mangiare il gelato con le mani e il sonno improvviso appena finito di mangiare, la proposta di acquisto di una casa, il rifiuto, la nuova ricerca, la cucina di mia moglie e i suoi sorrisi quando torno a casa dopo una giornata di lavoro. 

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