mercoledì 13 marzo 2013



Non ci aveva mai pensato prima, ma in tutto il tempo trascorso tra la fine del precedente incarico e l'inizio del nuovo non si era fermato un attimo per fare il punto della situazione, scrivere due righe, convincersi di avere fatto la scelta migliore e di essere approdato, sì, a qualcosa che sembrava essere definitivo, per quello che ci può essere di definitivo, oggi, in un posto di lavoro. La collega che lo aveva preceduto, alla quale era stato chiesto di effettuare un passaggio di consegne tale da permettere un graduale e armonico inserimento, gli aveva consegnato un post-it il giorno prima di salutare tutti, un fogliettino rosa con sopra scritti quattro nomi di studenti, studenti tutor, disse, capaci a tutto e svegli e sempre disponibili, se hai bisogno, gli disse, chiamali quando vuoi e loro ti aiuteranno. Poi era cominciato il nuovo incarico, tra perplessità di alcuni docenti, malumori di altri, scetticismo dei più, entusiasmo di pochi. Passarono pochi giorni, e lui lavorava duro, senza badare a orari, si promise di sbrigare tutto il lavoro entro le cinque e mezza, lasciare l'ufficio senza mail inevase o richieste urgente non esaminate, e così fece, e presto ci fu chi si complimentò per la nuova gestione del corso di studi. Una mattina uno studente sgranò gli occhi e disse, ma sai che da quando ci sei tu si respira un'aria diversa qua dentro? In che senso, chiese lui. Nel senso che rispondi alle nostre mail, ci informi di tutto, non lasci mai passare più di un giorno senza portare a termine una nostra richiesta, di qualunque tipo essa sia. 
Quella sera sognò Lisbona, una strada pedonale fiancheggiata da grandi vasi di piante in fiore e un magnifico cielo azzurro che si stagliava sopra i tetti di un palazzo Liberty dall'aria maestosa. La mattina dopo si svegliò più riposato che mai e a chi un ufficio gli chiedesse come andavano le cose con il nuovo incarico, lui rispondeva indicando il viso e confessando che sì, era dura, ma erano più le soddisfazioni delle fatiche e quindi non poteva che ritenersi fortunato, molto fortunato, ad essere dov'era. 

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