giovedì 1 dicembre 2011

Un cappello smarrito, due pensieri ritrovati


Nella corsa che fece sulla strada di casa, perse il cappello. Quando si voltò, era troppo tardi: il vento se l'era portato via, e per quanto si affannasse a chiedere ai passanti nessuno riuscì a capire di cosa parlasse visto che i cappelli, al giorno d'oggi, non li porta più nessuno. 

Ne comprò uno nuovo. Nessuno sembrava riconoscerlo per strada, e anche chi lo riconosceva mostrava imbarazzo e timore a fermarsi, tirava dritto per la propria strada, bofonchiando qualcosa a proposito di commissioni da sbrigare, pratiche in sospeso, persone da incontrare. 

Una settimana dopo la moglie gli fece notare la strana forma che aveva assunto la rivestitura interna del cappello. Non c'erano dubbi: era la sagoma di un cammello.
Il cammello gli fece tornare in mente il primo e ultimo viaggio che aveva fatto: il deserto del Sahara, per festeggiare i suoi sessantanni e avere qualcosa di eclatante da raccontare alla prossima donna che avesse conosciuto in balera. Si ricordò degli incubi che lo attanagliarono durante la notte, ritrovarsi solo a chiedere aiuto senza più un goccio d'acqua per sé e per il proprio cammello. Un incubo che condizionò il resto della vacanza. A partire dal giorno dopo rifiutò di dormire, per non perdere terreno dai propri compagni di viaggio, e rifiutò di mangiare, per abiturarsi a resistere al peggio. Poi cominciò a chiedere delle soste, sempre più prolungate e sempre meno motivate. Niente da dire, a tutti capita di sentirsi un po' fiacchi, sennonché alla quarta volta che chiese di fermarsi a prendere fiato, nessuno gli prestò attenzione e prima che calasse il sole, scoprì di non avere più nessuno a fianco e che il peggio che aveva previsto, ora, si era avverato.

Fu portato in salvo da un cammello. La mattina dopo si svegliò e vide sdraiato vicino a sè un bellissimo esemplare di cammello dagli occhi divertiti e innocenti. Una settimana più tardi, alla fermata dell'autobus, conobbe sua moglie. Si sposò, fecero un viaggio di nozze in Norvegia, al ritorno la moglie scoprì di essere incinta, poi al primo figlio ne seguirono altri due, il tempo prese a scorrere a una velocità doppia rispetto al solito, una velocità insostenibile per le sue abitudini, tanto che senza nemmeno riuscire a capire come si ritrovò a guardare in una vetrina l'immagine di un vecchio con la schiena curva e i capelli bianchi, un vecchio senza più memoria e cappello, un vecchio che, volente o nolente, dovette ammettere essere l'immagine speculare di sè.

 Pensava di suicidarsi, per smetterla di sentirsi vecchio e rimbambito. Poi ritrovò il cappello, quello vecchio,  e con quello il cammello, lo stesso che gli aveva salvato la vita dieci anni prima. Cappello e cammello lo rimisero in sesto, e da allora non ebbe più pensieri né preoccupazioni, eccetto quello di tenersi ben stretto il cappello e sorridere ai colpi bassi che la vita, di tanto in tanto, era solita tendergli.

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